-Dico sempre che gli uomini sono tutti uguali, eppure non l'ho mai creduto.
Jules è sparita nei dormitori, da qualche parte tra i freddi corridoi dello Skyplex. Lui queste parole le dice mentre si sta iniettando un'altra dose di Switch. L'ago gli scivola nel braccio per la seconda volta nella stessa notte, grazie all'offerta generosa di un ragazzino magro, consumato, che lo guarda con occhi vacui su divani sporchi, rintanati negli angoli.
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Pavel Korshunov ha avuto bisogno di un figlio prima del momento in cui io ho avuto bisogno di un padre. L'ho capito negli anni. L'ho capito forse dopo la sua morte, quanto Pavel abbia avuto bisogno di me. Ho sempre creduto di essere io quello che aveva avuto bisogno di lui, invece no. Eppure non me lo ha mai imposto, non ha mai preteso da me un affetto che ho finito per concedergli comunque. Questo lo definiva come uomo: Pavel non pretendeva nulla, Pavel si guadagnava ogni cosa. Pavel era un uomo di acciaio. Pavel era una bestia di una determinazione vasta, brutale. Eppure non era un ipocrita. Non mentiva mai a sè stesso, non mentiva ai suoi uomini. La prima volta che ho ucciso per lui avevo quindici anni, e ho sparato da lontano. Non dissi nulla, dopo. Rimanevo in silenzio, cercando di non lasciar capire che ero turbato. Confuso. Fingevo un distacco che non avevo. Fingevo di non avere paura. Pavel venne nella mia cabina quella notte, con sigarette e vodka. Mi colpiva per essere capace di una sensibilità inaspettata da un uomo duro come lui.
- Ho visto molti giovani ragazzi fare i gradassi. Prendere una pistola, sparare. Ammazzare. Vantarsi di non provare dolore. E fanno tutti la stessa fine. Si fanno ammazzare qualche anno più tardi in qualche maniera stupida, fanno un passo falso. Troppo sicuri di loro, troppo marci. Uccidere non è facile, mal'chik. Tu l'hai fatto da lontano oggi, ma tra qualche giorno magari dovrai stare di fronte ad un uomo e guardarlo negli occhi mentre lo ammazzi. Non ti mentirò e tu non mentirai a sè stesso. Non è facile. Avrai la sensazione di migliorare con gli anni, solo perchè la forza dell'abitudine è un meccanismo potente. Ma la verità è che non lo diventa, facile. Ma la differenza tra un bambino e un uomo è che un vero uomo fa quello che deve fare, indipendentemente da quanto è difficile. Il Verse è pieno di bambini, uomini ce ne sono pochi. Mi capisci?"A tutt'oggi, so che aveva ragione. Immagino di dover ammettere che uno dei motivi per cui preferisco sparare da lontano è la distanza che metto tra me e loro. Ma molte volte ho dovuto giustiziarli da vicino, un colpo alla nuca e via. Odio quando si mettono a piangere. Quando divento il loro confessore perchè capiscono di aver mandato tutto a puttane. Eppure ho seguito i suoi insegnamenti, non ho mai lasciato un lavoro incompleto, indipendentemente da quanto disturbato fosse quello che mi chiedevano di fare. Non ho mai lasciato scappare nessuno. Non ho mai ceduto alle suppliche, alle lacrime, alle offerte, ai tentativi di corruzione. Ora mi provocano un fastidio non diverso da quello delle infezioni o dell'orticaria.Metto in conto di doverci fare i conti la notte e di dovermela far passare entro l'alba.
- Si.
Mi sono chiesto per molti anni come mai Pavel Korshunov mi abbia preso con sè, quel giorno di ottobre a Labour Town. Ero un ragazzino come molti ragazzini cresciuti tra le fabbriche che deve aver visto. Anche su Koroleva. Di certo non lo capivo allora. Ma guardavo lui, i suoi uomini, i membri di quell'equipaggio e mi sentivo ricolmo di un'ammirazione feroce. Guardavo i loro crani rasati a zero, i loro tatuaggi. Li ascoltavo ridere in cambusa mentre pulivano i fucili. Guardavo Pavel guidarli come un leone di ferro, ero estasiato. Mi rasarono la testa anche a me. Lo fece Korshunov in persona, una notte. Eravamo tutti ubriachi, forse anche lui, per quanto fosse sempre difficile riconoscere la differenza. La sua voce aveva la capacità di risuonare potente come ruggiti, sporca e violenta. Eppure mi teneva la testa tra le dita con un affetto viscerale, anche se avevo la sensazione che avrebbe potuto spaccarmela a mani nude come una noce di cocco, a volte.
- Siamo come lupi, mal'chik. Le uniche regole sono le nostre regole. Le nostre voci cosí forti che i fucili dei bracconieri si piegano nella neve. Non possono fermarci. Non vogliono farlo. Hanno bisogno delle nostre fauci perchè le loro non sono abbastanza affilate. Io non ti lascerò mai indietro, boy. Io sarò sempre al tuo fianco. E so che tu non mi tradirai mai. Tu e io, siamo bestie senza catene.Ed era vero. Non ho mai visto un altro uomo venire rispettato quanto il Verse rispettava Pavel. Che fossero criminali, senatori corrotti, soldati o capi di stato. Ognuno di loro sedeva davanti a lui e stava nei ranghi. Ognuno di loro sperava di guadagnarsi i suoi servizi, i nostri servizi, come se fosse stato uno Yiji della Shouye, non un mercenario. Non un soldato. Non un assassino. Era difficile non temerlo. Non l'ho mai visto tentennare di fronte a nulla. Non l'ho mai visto indietreggiare. Nemmno la notte in cui è morto. E' morto con la faccia rivolta verso quelli che l'hanno ammazzato.
Ma di lui ho visto anche cose che sono state precluse agli altri. Ho visto l'amore per sua figlia. Un amore che ha dovuto coltivare a distanza, in silenzio. Non avendo potuto coltivare il rapporto con la madre della ragazza, ha riversato su di lei una premura estrema, cauta quanto costante. Ha fatto in modo che non le mancasse mai nulla. Ha fatto in modo che crescesse negli agi. La visitava quando possibile, e lo ricordo fremere con una tenerezza commovente per settimane, prima. Olga non ha mai saputo con certezza cosa facesse suo padre, ma sono sicuro che una parte di lei lo avesse capito, metabolizzato e accettato. Sapeva del suo passato nei servizi segreti di Koroleva, poi il buio. Eppure quell'uomo riusciva a mandare abbastanza soldi da farle vivere una vita comoda e sicura. Quasi di classe. Si assicurava che avesse i migliori precettori. La guardava crescere da lontano dal freddo della sua cabina con gioia triste. A volte mi raccontava di questo o quel successo che aveva addolcito la vita della figlia. "Olga ha vinto la gara di pianoforte, sono molto orgoglioso." O mi mostrava le foto. "Olga si è tagliata i capelli corti alle spalle, guarda come le stanno bene. Spero che il suo uomo la tratti come merita, lo tengo d'occhio." "Male che vada lo ammazziamo." Avevo detto io. Lui aveva riso. Io non sapevo cosa provavo per Olga. In qualche modo, era diventata come una sorella che non avevo mai conosciuto.
Eppure quando c'è stato il suo funerale e abbiamo seppellito una scatola con dentro le sue armi e i suoi vestiti perchè non avevamo un corpo, lei è venuta. E mi si è avvicinata, con la dolcezza con cui si avvicina un famigliare. Mi toccò il braccio come se sapesse chi ero. Come se mi conoscesse da anni.
- So che hai fatto di tutto per salvarlo, Robin. Papa mi parlava sempre di te.E' stato lí che ho capito che avvenivano le stesse cose che avvenivano tra noi, con lei. Lui le mostrava la mia foto. Parlava di quanto fossi bravo ad ammazzare la gente. Diceva che ero il figlio che aveva sempre voluto. Che ero un vero uomo. Ci sono cose che un vero uomo non farebbe mai.
Come tradire i compagni. O non portare a termine gli incarichi per debolezza. O cercare la strada più facile. O pretendere cose che non si sono guadagnate.
Questa è la differenza tra un uomo come Jonas Kudrow e un uomo come Pavel Korsuhnov. Lo capivo anche quando li guardavo seduti alla stessa scrivania, uno da un lato, uno dall'altro. Kudrow con un'offerta sul piatto, Pavel con la consapevolezza di poterla rifiutare. Li guardavo e sapevo che erano fatti di due materiali diversi. Uno dei due era fatto di merda molle. Quando ci ha mandato dietro i sicari Pavel era su Reno. L'ho chiamato mentre stavo sdraiato per terra in una stanza di motel crivellata di colpi, con il cadavere di Delaney riverso accanto.
- Quel figlio di puttana ci ha fatti seguire, dopo averci pagato.Ricordo l'imprecazione rabbiosa in russo dall'altra parte del telefono.
- Lo sapevo che quel bambino puzzava di piscio.
Non come lui. Non come me.
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..sei entrato in ufficio e mi hai sorriso, ecco perchè non ti avevo riconosciuto l'altro giorno. Sei cambiato.
J